Le materie prime che utilizziamo per realizzare il gelato nel nostro piccolo laboratorio posto alle spalle del punto vendita, vengono scelte attraverso una continua ricerca dei prodotti migliori che il mercato offre.
Ingredienti freschi, utilizzati in equilibrio con la loro stagionalità, prodotti del territorio, prodotti presidio Slow food e prodotti Bio che riusciamo a intercettare nel mercato, fanno sì che il nostro gelato sia realmente un prodotto fatto artigianalmente, con etica, professionalità e amore. Il tutto unito da una costante dedizione, sperimentazione, da continui approfondimenti sulle tecniche e dalla ricerca delle materie prime migliori senza l’utilizzo di coloranti e conservanti.
Utilizziamo materie prime biologiche come il latte fresco intero, le uova, la frutta…ci piacciono le cose semplici e naturali.
La panna è sempre freschissima, senza alcun stabilizzante, montata in modo semplice dal montapanna , che la rende soffice e cremosa. Non aggiungiamo zuccheri di alcun tipo. A chi piace è un sapore unico.
Forniamo al nostro cliente prodotti sempre più innovativi, in linea con le tendenze del mercato. Utilizziamo Zucchero grezzo di canna che risulta essere meno dolce dello zucchero bianco raffinato e fornisce un gusto più naturale.
Utilizziamo solo frutta fresca o in alcuni casi congelata, senza aggiunte di aromi o polpe o coloranti. Cerchiamo di prendere ogni giorno la frutta che ci propongono le aziende locali o il fruttivendolo di fiducia…la scegliamo come se fosse per la nostra famiglia, cercando tra la più matura, profumata e possibilmente bio.
l gusto che presentiamo al festival di Sherbeth ha un nome che riassume origine, tradizione e leggenda dei nostri Monti Sibillini ovvero “La Rosa della Sibilla”.
Si tratta di una rivisitazione di una crema lavorata con la mela rosa dei sibillini e mandorle al profumo di anice, variegata con un crumble realizzato con una farina di polenta di granoturco quarantino che viene ottenuta da un’antica varietà a 12 file, macinata a pietra, burro di pascolo e mele e mandorle tritate.
L’ingrediente che ha dato l’incipit alla creazione di questa ricetta è la mela rosa dei Sibillini, un’antica varietà coltivata da sempre nel parco nazionale di questi monti, che troviamo tra i 450 e i 900 metri di altitudine ed è divenuto nel 2000 presidio Slow Food.
Di questo frutto troviamo già traccia dai tempi dell’Antica Roma nelle Satire del grande poeta Orazio. Egli ne parla e descrive la mela facendo riferimento di certo al sapore deciso e gradevole che contrasta con le apparenze (“Quanto a sapore, le mele di Tivoli sono inferiori a quelle del Piceno, che però fanno più figura” Quinto Orazio Flacco (65 a.C). Questa mela, dalla piccole dimensione e dalla forma schiacciata, ha una polpa acidula e zuccherina ed un profumo intenso e aromatico e prende il nome forse dalla sua pigmentazione irregolare e dalle sfaccettature rosa gialle e verdi chiare, o forse dal vago profumo di rosa che emana il frutto.
“La Rosa della Sibilla” ci racconta inoltre una storia legata alla Sibilla Appenninica che, secondo la leggenda, era una sapientissima sacerdotessa in grado di predire il futuro e viveva, circondata da Ancelle (le Fate della Sibilla), nel regno sotterraneo dell’omonimo monte al quale si accedeva da una Grotta detta anche grotta delle Fate o della Sibilla.
E’ un gusto dentro il quale si ritrovano profumi e sapori che appartengono inconfondibilmente a questo territorio